Pubblicato in www.bluarte.it nell’ aprile 2011.
E’ ormai un vecchio ritornello: arriva la primavera coi suoi tepori e assieme ai fiori sbocciano gli assembramenti e gli stazionamenti umani lungo i marciapiedi e gli slarghi attigui al locale dove si vendono bevande.
Di per sé non c’è nulla di male, a parte il fatto che assieme alla movida e ai mega concerti negli stadi cresce un malessere sociale di cui si parla solo quando si trasforma in esasperazione. Chi di notte non riposa vede compromettersi la sua salute, le sue capacità attentive e i suoi rapporti interpersonali. E’ normale che a un certo punto la gente protesti.
Non tutte le insonnie sono uguali: quella di chi vorrebbe ma non può dormire per via del baccano investe l’intero sistema nervoso; inoltre è molto difficile riprendere sonno dopo che questo è stato interrotto dagli effetti di brusche frenate e sgommate e altri segnali ansiogeni che potrebbero ripetersi. Infatti si sa a che ora chiude la discoteca o termina la partita, ma non quando finirà la fase che segue: quella del raduno in strada, dell’avviamento dei motori nella fase di rientro. Quanto alla movida, un nuovo gruppo di persone potrebbe arrivare anche dopo la chiusura del locale e rinvigorire una situazione che sembrava si stesse dissolvendo. Questo stato di precarietà agisce sulla psiche anche più del disagio stesso nel momento in cui si manifesta. La movida non conosce orari e tanto meno confini fisici: basta l’apertura di un locale di tendenza e una situazione di congestione e irrequietezza già si stabilizza.
All’origine del rumore notturno nei centri urbani sussistono problemi di mancata applicazione delle regole del codice stradale, di carenza di mezzi di trasporto pubblico e locali serali sufficientemente capienti. E in parte c’è anche un problema di maleducazione sebbene, il gruppo numeroso autogestito è difficile sia silenzioso. L’abitudine al suono registrato induce a non sforzarsi quando si tratta di ascoltare, e quindi a pretendere che l’altro parli più forte. Anche i religiosi e i mistici contribuiscono ad alimentare questo circolo vizioso, di sordità da eccessivo rumore e aumento del medesimo, utilizzando l’altoparlante durante i loro raduni.
Dalla movida, ai grandi eventi, al traffico che non fluisce in prossimità del centro commerciale, il nuovo disagio acustico sembra esprimersi con particolare efficacia dove c’è maggiore consumo di beni ma non per questo è sinonimo di benessere economico. E’ piuttosto il risultato di una serie di disequilibri e di false ideologie all’insegna della libertà (in fondo si tratta di svago). Ma questa sorta di “tolleranza” indotta, specie da parte chi dovrebbe ascoltare i cittadini, preclude a quest’ultimi la possibilità di interventi risolutivi nei confronti di chi vive male in casa propria, ma anche di chi gestisce i locali notturni (e con non pochi problemi) e di chi, nel pieno dei suoi diritti, desidera uscire la sera, partecipare agli eventi e stare in compagnia.