Da Bianco Natale al Natale bianco

Pubblicato su in FANA il 21 dicembre 2020.

Un impatto uditivo incolore come il ronzio di una macchina o il muoversi del vento è detto anche rumore bianco. Per quanto possa essere gradevole o meno si tratta di un rumore di fondo, che nella sua insignificanza non si sovrappone all’ascolto di messaggi più espressivi come la musica, la parola e i segnali d’avviso.
Il rumore della città fino all’avvento della riproduzione fonica e al moltiplicarsi dei veicoli in circolazione era prevalentemente un rumore di fondo. Natale è per tradizione il periodo della città in musica con le cantilene e le nenie di zampogne, cornamuse ed organetti. L’ascolto di brani tipici fino a un po’ di anni fa era abbastanza discreto perché si trattava di musicisti di strada che suonavano dal vivo, senza coprire intere vie o piazze. Poi, intorno agli anni ’80 questi repertori hanno iniziato a occupare campi d’ascolto sempre più ampi attraverso altoparlanti e dispositivi portatili nelle vie dove c’è più commercio. E così il paesaggio sonoro di dicembre è ormai da tempo all’insegna di Jingle Bells, Bianco Natale e altri temi ricorrenti, con vocine e suoni striduli anche per la scarsa qualità delle tecnologie che li diffondono: tutto l’opposto del rumore bianco, che c’è e non c’è, si sente e non si sente, che non a caso si dice anche rumore sordo.
Il clima freddo non attutisce il rumore (al contrario) ma aumenta le difese verso il medesimo col fatto che si passa meno tempo all’aperto, l’ascolto filtra attraverso la lana che copre le orecchie, in macchina i finestrini restano chiusi. Se poi c’è un manto nevoso a fare da parete, il paesaggio sonoro è particolarmente felpato come in montagna.
Ma sia in città che altrove (a parte dove adesso è estate) il Natale normalmente luccica nel buio e buca i rumori di fondo con le canzoncine e le campane registrate. Quest’ultime, dal ding dong che scandisce il tempo, sono passate a intere melodie che si ripetono a forte intensità.
L’avvento della pandemia ha portato dei cambiamenti anche sotto questo aspetto. Così come è riemersa la Milano che si vede, senza i gazebo e capannoni che nascondono palazzi e monumenti storici, anche quella che si ascolta attraverso il sottofondo inizia a riaffiorare. E la differenza si avverte per bene in questo dicembre anonimo senza i motivetti che risuonano e anche gli scampanii più moderati in quanto, fungendo da richiamo, giustificherebbero l’assembramento in chiesa.
Ciò non significa che la città sia silenziosa perché nonostante l’angoscia e l’incertezza del momento, ovunque qualcosa si muova un po’ di caos ci sarà sempre. Ma si tratta di un rumore che non suona, che non canta. Senza i picchi sonori di sigle elettroniche che introducono uno spot e tutto quanto si sovrappone agli impatti di persone che camminano e si parlano dal vivo.
Godiamocelo questo Natale bianco, neutro! In una Milano che riappare nella sua essenza sonora oltre che visiva, magari con una passeggiata nei luoghi meno frequentati o senza uscire affatto perché questa quiete urbana si avverte anche da casa.